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Cosa ci fanno e come ci sono finiti uno scrittore in crisi creativa, paranoico e leggermente sociopatico, e una diciassettenne problematica e fuori controllo, in un pomeriggio estivo a Père-Lachaise, davanti alla tomba di Marcel Proust? Lei in cerca di una libertà indefinita e disperata, lui, con cinque romanzi, molti premi e pochi soldi all'attivo, finito a insegnare scrittura creativa all'università. Un incontro, una storia come un film in tre tempi, spiazzante, impietoso e insieme ironico e tagliente; un romanzo in cui il sogno e la finzione letteraria si intrecciano e si sostituiscono al reale, a restituire la sottile atmosfera di decadenza di un ambiente culturale e lo sfaldamento non solo di una classe privilegiata, ma di un clima sociale che crolla su cliché, luoghi comuni e idiosincrasie. Si legge d'un fiato, annuendo compiaciuti con il professore durante le sue lezioni ai giovani rampolli della società bene, osservando con tenerezza Lea, storcendo il naso di fronte alla teoria di macchine e abiti costosissimi o alle riunioni di redazione d'una casa editrice, riconoscendo negli ambienti la polvere sottile di un'epoca in discesa rapida verso l'assuefazione a tutto.